Ogni giorno siamo sommersi da innumerevoli input comunicativi. Ovunque noi ci troviamo siamo circondati da immagini le quali possono avere carattere pubblicitario (per la maggior parte) o meno.
Pensiamo alla mattina, quando ci apprestiamo a raggiungere il nostro tanto amato-odiato posto di lavoro oppure l’università: se accendiamo la tv ecco apparire davanti ai nostri occhi una serie di spot pubblicitari, la colazione Mulino Bianco, i break di Pavesini, i quali, attraverso parole, musiche ma soprattutto immagini ci vogliono comunicare un prodotto; eccoci poi alla fermata del tram: anche i mezzi pubblici sono tappezzati, sia dentro che fuori, di immagini riferite ad un’azienda, un prodotto, più spesso un evento, un’istituzione pubblica o privata; guardando dai finestrini vediamo la città scorrere davanti a noi e, se ci troviamo a Torino, possiamo notare una serie di cartelloni posti tra un albero e l’altro che mostrano la stessa immagine, la stessa pubblicità la quale cambia periodicamente. Finalmente siamo arrivati a destinazione: come possiamo non notare il nuovo maglioncino marchiato Tommy Hilfiger del nostro collega oppure quella diavoleria di iPhone di ultima generazione del nostro capo? Ed ancora, l’enorme immagine della tazzina di Nespresso affissa in questi giorni in piazza San Carlo e tutte quelle insegne colorate poste sulla porta di ogni negozio?
Ma c’è un elemento in particolare, all’interno dell’immagine, che ci fa immediatamente associare un prodotto ad un nome o un’azienda: è il logo. Esso può consistere in una semplice scritta (la quale, quasi sempre, utilizza un font ideato specificatamente per l’azienda stessa) ed è il caso del logotipo; un disegno con forte rimando alla realtà e alle specifiche di produzione della ditta, il pittogramma; un disegno che non ha connotazioni con immagini conosciute, il diagramma (fonte: Wikipedia.it).
Anche se non è accompagnato dal tipico slogan promozionale, un ottimo logo è in grado di specificare quale immenso apparato (l’azienda o il servizio) stia dietro a ciò che vediamo. Il logo è un forte mezzo di comunicazione, tanto che viene utilizzato per la vendita di quei prodotti cosiddetti “taroccati” ovvero oggetti di bassa qualità che vengono permeati di un nome affermato e conosciuto per incentivarne l’acquisto. E, in fondo in fondo, spesso non notiamo nessuna differenza tra il tarocco e l’originale.
Sebbene, poi, un marchio famoso venga apprezzato per ben altre caratteristiche che trascendono da una piccola elaborazione grafica, il logo rimane l’aspetto conosciuto dai più: proprio sulla funzione di “riconoscimento” si basa un nuovo gioco disponibile su App Store per iPhone e iPad. Si tratta di Logos Quiz, un gioco a quiz che consiste in otto livelli: ogni livello presenta una serie di loghi (non del tutto completi) che il giocatore deve riconoscere ed etichettare col nome dell’azienda a cui appartengono. Indovinato un certo numero di marchi, si può passare al livello successivo. Il gioco è stato sviluppato dallo spagnolo Javier Perez Estarriaga ed è, pertanto, disponibile nella sua lingua madre ed in inglese ma ciò non pone nessun problema agli utenti di altre nazionalità: i nomi delle aziende non cambiano mai, sono sempre gli stessi in tutti i paesi del mondo!
Estarriaga, in occasione del lancio della sua app, ha aperto un sito web, AticoD.com, in cui è presente una sua breve biografia (ventisettenne nato a Pamplona, da sempre amante di computer e nuove tecnologie, laureato in scienze informatiche a Bilbao) ed una sezione dedicata proprio a Logos Quiz, la sua prima creazione ufficiale.
Il gioco viene presentato come un contenitore di più di 500 brands internazionali visibili dappertutto, a cui sono stati strappati via lettere o porzioni di disegno e si può, ovviamente, interagire con gli amici di Facebook e Twitter per ottenere un aiuto “esterno”.
Logos Quiz non sarà di certo il gioco che, più di tutti, metterà in contatto tante persone ma si tratta quasi di un esperimento mediatico: se fosse possibile analizzare i risultati di ogni giocatore si potrebbe stilare un rapporto che indica quali marchi sono più conosciuti e quali meno oppure in quali paesi è più conosciuto un nome piuttosto che un altro.
Avendolo provato di persona, ritengo che il quiz non sia assolutamente così semplice come potrebbe sembrare a prima vista (o meglio, in questo contesto, a prima lettura) in quanto sono presenti i nomi più famosi ma anche quelli più datati e che non sempre sono giunti diffusamente agli occhi di tutti, specie alla popolazione più giovane. Inoltre, ed è questa la principale difficoltà, la nostra mente non sempre riesce a ricostruire un’immagine che pur vediamo tutti i giorni.
L’idea di Estarriaga ha già avuto un discreto successo nei mesi di aprile e maggio anche se è ancora ben lontana dai traguardi di Angry Birds!
Davide Tortorici